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Trento, 3 agosto 2009
Il Parco Adamello-Brenta È amato dalla popolazione
di Roberto Bombarda
pubblicato parzialmente su l'Adige di venerdì 7 agosto 2009 leggi in PDF

Desidero intervenire anch’io sul tema della gestione del Parco Adamello-Brenta, poiché ho l’impressione che alcuni interventi siano andati decisamente al di sopra delle righe e che in alcuni passaggi siano state espresse delle affermazioni che non corrispondono a verità. Il mio riferimento va ad esempio all’affermazione secondo la quale “nelle valli la popolazione è contraria al parco”. Poiché risiedo fin dalla nascita in uno dei comuni del parco, pur essendo un suo sostenitore credo di avere almeno il polso della situazione per dire che questa affermazione è falsa e strumentale. Non nego che ci siano dei dissapori. Non nascondo che una parte della popolazione non abbia mai digerito l’istituzione del nuovo ente. Ma posso affermare con tranquillità che il parco è ormai apprezzato dalla gran parte della popolazione. Una prova? Nel corso del dibattito, comprese tutte le audizioni, per il nuovo piano urbanistico provinciale e per la nuova legge sulla tutela dell’ambiente, nessun Comune ha chiesto di uscire dai parchi provinciali. Ne’ mi risulta che in vent’anni nessun Comune abbia votato soluzioni in tal senso. Rimane, sullo sfondo, una contrarietà che mai sarà possibile sanare di una parte dei cacciatori. C’è chi teme che il parco possa “chiudere” la caccia. E’ superfluo affermare che così oggi non è. Peraltro vi sono molti cacciatori fieri di poter esercitare la loro attività in un’area protetta e va riconosciuto alla Federcaccia trentina di aver concorso in maniera determinante all’attuazione ed al successo di alcuni importanti progetti di conservazione faunistica. Ma il problema rimane e temo che dietro ad alcune affermazioni dell’ultima ora questo sia l’unico vero motivo di contrarietà alla presenza ed all’attività del parco.

Altra affermazione artefatta dai contrari al parco sarebbe quella che il nuovo ente non avrebbe portato alcun beneficio. Qui l’autogol è addirittura clamoroso, poiché tutti i bilanci, che sono pubblici, sono lì a dimostrare gli enormi investimenti sul territorio, la creazione di molti posti di lavoro diretti ed indotti, gran parte a favore di giovani locali con alta formazione professionale. Che altrimenti non avrebbero trovato lavoro nelle valli! Molteplici studi hanno dimostrato l’efficacia delle politiche del parco, compresa la ricaduta economica sul turismo. Il fatto è che bisognerebbe avere l’umiltà per leggerle o per ascoltarle queste valutazioni. Quali sarebbero le soluzioni alternative? Vengano fuori, se ci sono. Non si può solo dire di no e poi non proporre iniziative concrete ed alla stessa altezza. Mi permetto di aggiungere un’altra considerazione sui meriti del parco: una straordinaria e stupenda azione di educazione civica nelle scuole, che ha consentito a migliaia di giovani delle nostre valli di avvicinarsi con competenza al nostro ambiente e di formarsi un “orgoglio” territoriale altrimenti dimenticato. Lo affermo non da politico, ma da padre di famiglia!

Ho presenti le iniziative ambientali dei Comuni fuori parco: incomparabilmente inferiori, per quantità e qualità. Non basta avere l’ambiente nel dna. Occorre anche saperlo risvegliare! Con passione, competenza e professionalità. Doti che al parco non fanno certamente difetto.

Dalla nascita del parco di Yellowstone, nel 1872, sono nate oltre 100 mila aree protette in tutto il mondo. Una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere se lo “strumento” non fosse apprezzato. Ovviamente esistono molti diversi livelli di tutela e di gestione. E sono il primo ad ammettere che non tutti i centomila parchi del mondo sono gestiti bene. Ma un conto è criticare le cose che non funzionano. Un altro è denigrare e spargere veleno. Il parco, come tutte le istituzioni, cammina con le gambe degli uomini. Ci sono parchi che funzionano bene, altri meno. Questo vale, credo, anche per i Comuni, per le banche, per le aziende e le associazioni in genere. I primi vent’anni del Parco Adamello-Brenta, pur con qualche incomprensione e con qualche scivolone, sono un esempio di successo a livello internazionale. Un successo il cui merito va attribuito agli amministratori locali, oltreché al personale. I Comuni hanno creduto nel Parco, dialogano costantemente, progettano il loro sviluppo insieme. Il modello vincente dei parchi trentini è proprio questo, non c’è l’imposizione “centralista” di Trento. Ne’ quella di Roma.

Per venire alla Val Genova: Freshfield la definiva la “Versailles delle Alpi”, per la ricchezza d’acque. E’ la valle (o meglio, il sistema di valli) che ha motivato la nascita del parco. Merita di essere ogni giorno in primo piano e di essere promossa, valorizzata e conosciuta. Per un certo periodo vigeva l’anarchia, dominavano il traffico ed il disordine. Poi, il Parco con i Comuni e gli operatori hanno messo ordine ed oggi è un biglietto da visita per il Trentino. Se ci sono cose da migliorare, come ad esempio la motivazione e la remunerazione dell’attività dei rifugisti, vanno prese seriamente in considerazione. I gestori sono soggetti strategici. Il loro sorriso, un loro consiglio, un loro racconto sono quanto di meglio un visitatore possa ricevere. Invito dunque tutti a riprendere i fili del dialogo. Purtroppo la crisi turistica della montagna estiva va molto aldilà del Trentino e dei compiti del Parco, il quale ha semmai contribuito a rallentare il declino offrendo nuove interpretazioni alla vacanza ed attirando migliaia di nuovi ospiti, che giungono ora nelle nostre valli proprio perché è un’area protetta!

Chiudo con una considerazione di carattere generale. Vi sono molti modi di fare politica. Tra questi, due sono agli opposti. Con il primo si raccoglie una protesta, la cui origine può anche essere giusta e legittima e la si estende a “male di sistema”, accusando anche chi non ha colpe e ventilando fantomatiche soluzioni che non hanno nulla di pratico e di concreto. Quella opposta raccoglie invece le proteste, assegna loro dignità, porta al dialogo ed al confronto finalizzato a trovare soluzione oggettive, praticabili e sostenibili. La prima non costa nulla e porta sicuramente qualche beneficio, sia pure passeggero, all’urlatore di turno. La seconda costa più fatica, qualche dispiacere e probabilmente minore visibilità. Ma contribuisce a rasserenare il clima e gli animi, a costruire una comunità solidale, a progettare insieme un futuro migliore per tutti. Io mi riconosco in questo secondo approccio – che dovrebbe essere comune a chiunque si occupi della cosa pubblica - e riconosco che il Parco Adamello-Brenta ha operato principalmente in questa direzione. Se, nonostante tutto, ci sono ancora delle incomprensioni, allora occorre aggiungere un supplemento di ascolto e di dialogo. Perché, come sempre accade, la ragione raramente sta da una parte sola ed il clima civile tra le persone è il bene più prezioso da tutelare, anche nelle aree protette.

Roberto Bombarda, consigliere provinciale

     

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